La ricetta della felicità con il flipping immobiliare

Come ti dicevo, ho affiancato per anni un investitore uomo per “imparare il mestiere”, sia la teoria, sia soprattutto tutte quelle malizie che, come per qualsiasi lavoro tu scelga, non sono scritte in nessun libro/articolo o illustrate in alcun video.

Sono quelli gli aspetti che fanno tutta la differenza del mondo, anche se può non sembrare.

Man mano che imparavo, prendevo appunti nella mia agenda e, con sempre più coraggio, iniziavo a guardarmi intorno, cercando quello che sarebbe diventata la mia prima operazione, 100% Made in Francesca.

“Una nave in porto è al sicuro ma non è per questo che le navi sono state costruite.”

 (E il turno di uscire dal porto sarebbe arrivato anche per me, meglio farsi trovare pronta)

Una cartina scarabocchiata per identificare e catalogare le zone dove operare

La fase di ricerca e selezione dell’immobile è una delle più importanti (se non la più importante) e, proprio per questo, è sempre lunga e articolata. Ci sono davvero tante cose da sapere e da valutare, tra dati, informazioni e le giuste azioni da fare.

Ma quella volta fu interminabile, ogni volta che visionavo un immobile pensavo “E’ lui!” , ma dopo la fase di analisi mi convincevo sempre del contrario.

Quando i dubbi non mi bloccavano e decidevo di agire con una proposta d’acquisto, forte dei miei numeri e del mio studio, venivo stoppata dal rifiuto di chi quella proposta doveva raccoglierla.

E così ho fatto decine di appuntamenti, decine di visite e ogni volta centinaia di dubbi mi immobilizzavano.

Ricordo come fosse ieri…

Ricevo una chiamata dall’agenzia con la quale avevo visitato qualche immobile.

L’agente immobiliare dall’altra parte della cornetta è Antonio, un ventitreenne che si occupa di effettuare tutte le chiamate.

Mi parla di un immobile perfetto per un’operazione di flipping, perfetto per il mio lavoro perché attualmente disastrato e bisognoso di una ristrutturazione completa, prima di essere messo in vendita.

Mi faccio dare tutti i dettagli e fisso l’appuntamento di visita con il collega, Marco, con cui avevo visionato una palazzina la settimana precedente.

Il giorno dell’appuntamento mi presento davanti all’immobile, io sono (come sempre) in anticipo, mentre gli agenti immobiliari in ritardo. 

Dopo una decina di minuti arriva Marco e subito, in modo arrogante e maleducato, mi aggredisce verbalmente.

La sua sceneggiata comincia dall’altro lato della strada, con un “ancora tu??” urlato a voce alta, passando per un “per quale motivo sei venuta a vedere questo appartamento?” e un “pensi che siamo qui a perdere tempo??”  e, in chiusura, una serie di banalità legate all’impossibilità di svolgere il mio lavoro nella sua zona, perché se fosse possibile lo farebbe direttamente lui.

È stata una vera follia.

Ma oltre al delirio e al fatto che era stata la sua stessa agenzia a propormi quella visita, la sensazione che ho provato durante quei minuti è stata bruttissima.

Mi sono sentita aggredita, insultata, trattata come una stupida.

Mi sono difesa, certo, ma una situazione di quel genere non mi era mai capitata in affiancamento.

Ciò che mi sono chiesta, appena terminato l’incontro, è stato: se fossi stata un uomo, quel maleducato si sarebbe permesso di aggredirmi in quel modo? Se davanti a lui si fosse presentato un imprenditore uomo, avrebbe insinuato che fare il suo lavoro non è possibile e che gli stava solamente facendo perdendo tempo?

La risposta che mi sono data, e che oggi confermo essere corretta, è stata netta:

No, Marco non si sarebbe comportato così.

Era solo il primo di una lunga serie di episodi in cui la mia caparbietà e motivazione sono state messe alla prova, ma non ho mollato.

Ho continuato ad applicare ciò che avevo imparato durante l’affiancamento (e che avevo visto funzionare con i miei occhi), ma adeguandolo al mio essere donna…

Così, un passo alla volta, proposta dopo proposta, i negativi sono diventati positivi…fino ad oggi, fino ai 2 milioni di € investiti in immobili mentre scrivo queste righe. 

E tutto è partito dal completamento della mia prima operazione immobiliare, uno dei più bei ricordi della mia vita (lo stesso che avrai sicuramente anche tu applicando quanto ti sto raccontando).

Questo lavoro è formato da tantissime prime volte.

Ancora oggi accade che nei cantieri capitino situazioni nuove per me.
E ti assicuro che tutte le prime volte sono caratterizzate da emozioni e stravolgimenti.

Ma la prima volta più emozionante, più forte, più intensa è stata quando ho ricevuto gli assegni di vendita della mia prima operazione.

La mia prima vendita.

Ricordo che durante l’atto, avevo le mani sudate e tremolanti. Non riuscivo a dire una parola. 

Ero così emozionata che il notaio ha dovuto chiedermi di firmare due volte.

Quando ho ricevuto gli assegni dall’acquirente il mio cuore ha cominciato a battere all’impazzata.

Non per il guadagno, pari a quasi due anni di lavoro come commessa, ma per la soddisfazione di “esserci riuscita”, di “avercela fatta”.

Per aver visto funzionare su di me, ciò che avevo visto decine di volte capitare a chi ho affiancato con attenzione e dedizione per anni.

Per aver mostrato a me stessa che se mi pongo un obiettivo, sono in grado di raggiungerlo.

Anche quando le persone che mi circondano non credono in me.

Anche quando sembra impossibile.

Anche quando, fino a qualche mese prima, facevo tutt’altro lavoro.

Quegli assegni hanno rappresentato l’inizio, la prova del nove.

Quegli assegni erano la testimonianza che con dedizione, noi donne, possiamo arrivare ovunque crediamo.

E queste consapevolezze meritavano di essere immortalate.

I miei primi assegni circolari appena ricevuti dopo la mia prima vendita

Cosa mi hanno insegnato queste prime volte:

  • Lavorare sul mindset e abbandonare gli stereotipi a cui si è ancorati
  • Cercare un Mentore per apprendere nozioni e “malizie” del settore
  • Iniziare dal primo piccolo-grande obiettivo, senza guardare più in là per non rischiare di rimanere bloccata
  • Ciò che funziona per un uomo, funziona anche per una donna, ma deve essere “ri-modulato”

Se sei arrivata a leggermi fino a qui, direi che ci sono due piccole-grandi certezze: mi conosci abbastanza bene (o almeno conosci il mio setup professionale) e hai la motivazione giusta per il flipping immobiliare.

Per cui, lasciami indovinare, hai una domanda che ti frulla nella testa…

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La ricetta della felicità con il flipping immobiliare

Come ti dicevo, ho affiancato per anni un investitore uomo per “imparare il mestiere”, sia la teoria, sia soprattutto tutte quelle malizie che, come per qualsiasi lavoro tu scelga, non sono scritte in nessun libro/articolo o illustrate in alcun video.

Sono quelli gli aspetti che fanno tutta la differenza del mondo, anche se può non sembrare.

Man mano che imparavo, prendevo appunti nella mia agenda e, con sempre più coraggio, iniziavo a guardarmi intorno, cercando quello che sarebbe diventata la mia prima operazione, 100% Made in Francesca.

“Una nave in porto è al sicuro ma non è per questo che le navi sono state costruite.”

 (E il turno di uscire dal porto sarebbe arrivato anche per me, meglio farsi trovare pronta)

Una cartina scarabocchiata per identificare e catalogare le zone dove operare

La fase di ricerca e selezione dell’immobile è una delle più importanti (se non la più importante) e, proprio per questo, è sempre lunga e articolata. Ci sono davvero tante cose da sapere e da valutare, tra dati, informazioni e le giuste azioni da fare.

Ma quella volta fu interminabile, ogni volta che visionavo un immobile pensavo “E’ lui!” , ma dopo la fase di analisi mi convincevo sempre del contrario.

Quando i dubbi non mi bloccavano e decidevo di agire con una proposta d’acquisto, forte dei miei numeri e del mio studio, venivo stoppata dal rifiuto di chi quella proposta doveva raccoglierla.

E così ho fatto decine di appuntamenti, decine di visite e ogni volta centinaia di dubbi mi immobilizzavano.

Ricordo come fosse ieri…

Ricevo una chiamata dall’agenzia con la quale avevo visitato qualche immobile.

L’agente immobiliare dall’altra parte della cornetta è Antonio, un ventitreenne che si occupa di effettuare tutte le chiamate.

Mi parla di un immobile perfetto per un’operazione di flipping, perfetto per il mio lavoro perché attualmente disastrato e bisognoso di una ristrutturazione completa, prima di essere messo in vendita.

Mi faccio dare tutti i dettagli e fisso l’appuntamento di visita con il collega, Marco, con cui avevo visionato una palazzina la settimana precedente.

Il giorno dell’appuntamento mi presento davanti all’immobile, io sono (come sempre) in anticipo, mentre gli agenti immobiliari in ritardo. 

Dopo una decina di minuti arriva Marco e subito, in modo arrogante e maleducato, mi aggredisce verbalmente.

La sua sceneggiata comincia dall’altro lato della strada, con un “ancora tu??” urlato a voce alta, passando per un “per quale motivo sei venuta a vedere questo appartamento?” e un “pensi che siamo qui a perdere tempo??”  e, in chiusura, una serie di banalità legate all’impossibilità di svolgere il mio lavoro nella sua zona, perché se fosse possibile lo farebbe direttamente lui.

È stata una vera follia.

Ma oltre al delirio e al fatto che era stata la sua stessa agenzia a propormi quella visita, la sensazione che ho provato durante quei minuti è stata bruttissima.

Mi sono sentita aggredita, insultata, trattata come una stupida.

Mi sono difesa, certo, ma una situazione di quel genere non mi era mai capitata in affiancamento.

Ciò che mi sono chiesta, appena terminato l’incontro, è stato: se fossi stata un uomo, quel maleducato si sarebbe permesso di aggredirmi in quel modo? Se davanti a lui si fosse presentato un imprenditore uomo, avrebbe insinuato che fare il suo lavoro non è possibile e che gli stava solamente facendo perdendo tempo?

La risposta che mi sono data, e che oggi confermo essere corretta, è stata netta:

No, Marco non si sarebbe comportato così.

Era solo il primo di una lunga serie di episodi in cui la mia caparbietà e motivazione sono state messe alla prova, ma non ho mollato.

Ho continuato ad applicare ciò che avevo imparato durante l’affiancamento (e che avevo visto funzionare con i miei occhi), ma adeguandolo al mio essere donna…

Così, un passo alla volta, proposta dopo proposta, i negativi sono diventati positivi…fino ad oggi, fino ai 2 milioni di € investiti in immobili mentre scrivo queste righe. 

E tutto è partito dal completamento della mia prima operazione immobiliare, uno dei più bei ricordi della mia vita (lo stesso che avrai sicuramente anche tu applicando quanto ti sto raccontando).

Questo lavoro è formato da tantissime prime volte.

Ancora oggi accade che nei cantieri capitino situazioni nuove per me.
E ti assicuro che tutte le prime volte sono caratterizzate da emozioni e stravolgimenti.

Ma la prima volta più emozionante, più forte, più intensa è stata quando ho ricevuto gli assegni di vendita della mia prima operazione.

La mia prima vendita.

Ricordo che durante l’atto, avevo le mani sudate e tremolanti. Non riuscivo a dire una parola. 

Ero così emozionata che il notaio ha dovuto chiedermi di firmare due volte.

Quando ho ricevuto gli assegni dall’acquirente il mio cuore ha cominciato a battere all’impazzata.

Non per il guadagno, pari a quasi due anni di lavoro come commessa, ma per la soddisfazione di “esserci riuscita”, di “avercela fatta”.

Per aver visto funzionare su di me, ciò che avevo visto decine di volte capitare a chi ho affiancato con attenzione e dedizione per anni.

Per aver mostrato a me stessa che se mi pongo un obiettivo, sono in grado di raggiungerlo.

Anche quando le persone che mi circondano non credono in me.

Anche quando sembra impossibile.

Anche quando, fino a qualche mese prima, facevo tutt’altro lavoro.

Quegli assegni hanno rappresentato l’inizio, la prova del nove.

Quegli assegni erano la testimonianza che con dedizione, noi donne, possiamo arrivare ovunque crediamo.

E queste consapevolezze meritavano di essere immortalate.

I miei primi assegni circolari appena ricevuti dopo la mia prima vendita

Cosa mi hanno insegnato queste prime volte:

  • Lavorare sul mindset e abbandonare gli stereotipi a cui si è ancorati
  • Cercare un Mentore per apprendere nozioni e “malizie” del settore
  • Iniziare dal primo piccolo-grande obiettivo, senza guardare più in là per non rischiare di rimanere bloccata
  • Ciò che funziona per un uomo, funziona anche per una donna, ma deve essere “ri-modulato”

Se sei arrivata a leggermi fino a qui, direi che ci sono due piccole-grandi certezze: mi conosci abbastanza bene (o almeno conosci il mio setup professionale) e hai la motivazione giusta per il flipping immobiliare.

Per cui, lasciami indovinare, hai una domanda che ti frulla nella testa…

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